LA LUCE ARTIFICIALE: UNA DELICATA FORMA D’ARTE
La luce artificiale è un’innovazione abbastanza recente, è infatti solo nel 1879 – con l’invenzione della lampada a incandescenza di Thomas Edison – che siamo riusciti a “illuminare il mondo”.
Da allora l’industria ha messo sul mercato infinite lampade a tecnologie sempre più performanti: alogene, fluorescenti, e in anni recenti le lampade a LED (Light Emitting Diode), sempre più diffuse perché più efficienti dal punto di vista energetico.
All’interno dell’architettura la luce ha assunto un importanza sempre più vitale – alla stregua di un materiale costruttivo – capace di dare forma a spazi unici ed atmosfere incantevoli.
La luce è intesa non solo come entità puramente funzionale, ma ha anche il fine di migliorare la percezione e la lettura dei luoghi in cui viviamo e lavoriamo: plasma superfici, modella volumi, struttura e delimita spazi… per dirla con le parole di Le Corbusier – tra i più importanti architetti del ‘900 – «l’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce».
Oltre alla luce che delinea gli ambienti, c’è anche però la forma che definisce la luce: i corpi illuminanti, oggi in modo particolare, sono veri e propri oggetti di design e – in alcuni casi – vere e proprie opere d’arte.
Ecco alcuni esempi celeberrimi che mi piacciono molto:
- Parentesi (1971, Pio Manzù e Achille Castiglioni), in cui il tubolare in metallo scorrevole permette di direzionare il bulbo di luce, semplicissima ma di forte impatto nello spazio;
- la famosissima Arco (1962, Achille & Pier Giacomo Castiglioni), che divenne il primo oggetto di disegno industriale a cui viene riconosciuto la tutela del diritto d’autore al pari di un’opera d’arte;
- Zettel’z (1997, Ingo Maurer), caratterizzata da foglietti di carta giapponese appesi che la rendono personalizzabile
- Pipistrello, (1965, Gae Aulenti) ideata per gli showroom Olivetti a Parigi e Buenos Aires;
- Atollo (1977, Vico Magistretti) che ha segnato definitivamente un nuovo modo di concepire la lampada da tavolo;
- Artichoke (1958, Poul Henningsen), dove la fonte luminosa non è visibile, ma è celata da 72 fogli di metallo.
Tra esempi più recenti, a me piace molto la serie Arrangements di Flos, composta da elementi geometrici che si possono combinare in modi diversi creando composizioni uniche!
Con l’avvento di nuove tecnologie applicate alla domotica, è sempre più facile manipolare la luce in mille modi diversi in base a diverse esigenze, che ti ti permettono di diventare “regista” in grado di cambiare la percezione dello spazio che ci circonda in base alle tue esigenze.
La luce è una parte fondamentale della nostra vita… Con la luce creiamo spazi reali, ma anche “spazi d’animo” ❤️